GIULIO TURCATO (Mantova 1912 – Roma 1995)
Nato a Mantova nel 1912, trasferitosi con la famiglia a Venezia, condusse qui i suoi studi artistici. Nel 1934 venne arruolato come allievo ufficiale e inviato a Palermo dove non soggiornò per molto, mostrando alcuni sintomi della tubercolosi. Dopo essere rientrato a Venezia dal 1937 si trasferì a Milano dove lavorò per l’architetto Giovanni Nunzio che insieme a Giò Ponti lo introdusse anche al design. Da lì nel 1943 si trasferì nuovamente a Roma, dove entrò come militare tra le file della Resistenza fino alla fine della guerra quando aderì ad un nuovo gruppo artistico che si stava andando a formare nella capitale, “Forma 1”. Il gruppo formato da Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Manzoni, Mino Guerrini, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo sosteneva una pittura astratta nell’indirizzo generale, ma che prevedeva delle diversità per fattori cromatici, materici e formali. Ognuno dei componenti infatti ebbe una lettura personale della visione che fondamentalmente si contrapponeva al realismo sociale e al populismo degli ambienti artistici romani e milanesi. L’astrattismo di Turcato virò infatti in una chiave del tutto originale: i colori venivano stesi senza la violenza del gesto, bensì affioravano lentamente sulla tela, mentre i diversi materiali come la sabbia e la gommapiuma venivano impiegati ora per dare alla superficie una valenza cangiante, ora per conferire una pienezza materica che ricordava la famosa superficie lunare. Queste ultime nacquero da un singolare interesse scientifico del pittore verso lo spazio; bisogna infatti ricordare che Turcato compì le sue ricerche sulla gommapiuma proprio negli anni Sessanta, decennio che vide l’effettivo sbarco dell’uomo sulla luna nel 1969, ed in un certo senso fu precursore della storia perché l’artista cominciò ad esporre già cinque anni prima dell’impresa spaziale le sue “Superfici lunari”. La ricerca sulla materia lo portò proprio a prediligere questo nuovo materiale sfruttando gli scarti, troppo pieni di quei crateri e bolle che tanto lo affascinavano. Morì nel 1995 e durante il suo funerale il pittore Piero Dorazio pronunciò un toccante discorso esaltando la grande vivacità artistica ed intellettuale del grande maestro.