UMBERTO LILLONI (Milano 1898 – Milano 1980)
Nato a Milano nel 1898, studiò alla scuola professionale per artigiani “Umanitaria” e solo dopo aver superato le resistenze del padre alla pittura si riuscì ad iscrivere all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dotato di un animo fumantino, Lilloni nella sua giovinezza partecipò a numerosi comizi, interessandosi di politica e finendo addirittura arrestato nel carcere di San Vittor; nel 1917 si arruolò nei reparti d’assalto della fanteria. Al suo ritorno ricominciò a frequentare l’Accademia, questa volta sotto la guida di Guido Tallone e Antonio Alciati. Nell’immediato dopo guerra percepì anche egli il superamento della pittura postimpressionista e si avvicinò al movimento “Novecento”: la corrente promuoveva il ritorno all’ordine e la ripresa della tradizione rinascimentale senza però tralasciare l’esperienza delle avanguardie artistiche. Ben presto però si accorse che il movimento non rispecchiava appieno i suoi ideali e quindi cominciò a praticare autonomamente quella pittura dai fondi chiari e dai colori lievi che diventerà tema fondamentale della produzione degli anni successivi. Egli divenne quindi uno degli esponenti maggiori del cosiddetto “chiarismo lombardo”: i suoi paesaggi erano delicati e accessi da una luce chiara e forte mentre la vegetazione veniva rappresentata con sottili linee di colore, forse per ispirazione dall’arte giapponese, conosciuta al caffè Mokador, luogo di ritrovo di molti pittori.