GASTON CHAISSAC (Avallon 1910 – La Roche-sur-Yon 1964)
Nato ad Avallon nel 1910, dopo un percorso scolastico molto scostante, venne presto avviato al lavoro quando ancora non aveva terminato gli studi. Dopo numerosi lavori saltuari, data anche la costituzione debole, venne indirizzato alla professione paterna ovvero quella del calzolaio, tradizionalmente riservata a quei giovani che risultavano meno adatti a lavori di forza. All’inizio degli anni Trenta aprì così un negozio di scarpe ma rimase sempre scontento della sua esistenza tra continui slanci verso una vita migliore e la natura debole del suo fisico che lo portò ad essere anche scartato per il servizio di leva. Questo periodo di profonda crisi durò fino al 1937, anno in cui decise di trasferirsi dal fratello che abitava a fianco al pittore Otto Freundlich: l’incontro tra i due fu decisivo e grazie all’amicizia che nacque, Chaissac, finalmente sostenuto in una professione che sentiva congeniale, decise di coltivare la pittura e il disegno. Non fu mai del tutto libero dalla schiavitù del fisico ed infatti in concomitanza di una delle sue prime mostre personali egli si ammalò di tubercolosi e fu costretto al ricovero per sei mesi: nel tempo della malattia, durante una mostra organizzata per i degenti, ebbe l’occasione di conoscere Camille Guibert, che successivamente divenne sua moglie. Dopo il ricovero Chaissac cominciò ad esporre regolarmente, guadagnando però anche qualche sonora delusione: nel 1948 venne infatti escluso da un’esposizione di “Art brut” a Parigi, e questa sconfitta non fece altro che accentuare il carattere solitario ed introverso del pittore. Molto selettivo anche nelle amicizie affiancò alla pittura anche una vasta produzione letteraria forse dando sfogo nella scrittura al raro contatto umano che preferiva avere e si ritirò dal 1961 nel paese di origine della moglie, Vix, dove cominciò a ricevere numerose visite di mercanti e galleristi che si stavano cominciando ad interessare alle sue opere, sotto lo stupore dei suoi compaesani che non ritenevano possibile che un personaggio tanto bizzarro e taciturno come lui potesse essere apprezzato diffusamente.