ALBERTO BURRI (Città di Castello 1915 – Nizza 1995)

Nato a Città di Castello nel 1915, frequentò il liceo classico a Perugia e si laureò in medicina nel 1940. Lo stesso anno venne chiamato alle armi e spedito in Africa dove venne catturato dagli inglesi, per poi essere consegnato agli americani che lo imprigionarono in Texas per diciotto mesi. Fu durante questo periodo di prigionia che maturò l’interesse verso l’arte, in particolare verso la pittura. Ritornò in Italia solo nel 1946, vivendo per un breve tempo nella sua città natale e trasferendosi poi a Roma, dove condivise lo studio con l’amico scultore Edgardo Mannucci. La produzione del primo periodo era comunque legata ad una resa figurativa che ben presto virò verso l’astrazione: già un anno dopo infatti l’artista presentò opere astratte che presentavano analogie con la produzione di Joan Mirò e Paul Klee realizzate con materiali molto poco canonici come il vinavil, il catrame e la sabbia. Negli anni Cinquanta intensificò notevolmente queste sperimentazioni inserendo nella produzione anche sacchi di juta, legno e muffe presso diverse gallerie e fondazioni. Aveva intanto aderito, con Giuseppe Capogrossi, Mario Ballocco ed Ettore Colla al gruppo “Origine”. Al 1953, quando espose collage e dipinti a Chigaco, risale l’inizio della sua grande fortuna internazionale come figura centrale e di assoluta originalità nell’ambito dell’arte informale, proseguita con la partecipazione a mostre importanti a New York e San Francisco che non interrompeva la sua raffinatissima ricerca sulla forma attraverso interventi su materiali comuni: dal 1954 – 55 sono le prime Combustioni, del 1958 i Ferri. Dagli anni Sessanta la sua produzione, comunque di estrema eleganza, si è fatta sempre più di maniera, pur rinnovandosi ancora, quanto a forme e materiali, nella serie dei Cretti e dei Cellotex.